Quattro buone ragioni per volere bene a Laura Boldrini
La presidentessa della Camera è oggetto di attacchi quotidiani feroci, denigratorii, perseveranti. Quattro spunti di riflessione sul caso Boldrini
Nessun rappresentante politico (io mi ci sveglio tutte le mattine, sulle rassegne stampa) subisce un trattamento così offensivo, feroce, denigratorio e perseverante come lei. Ma perché? Me lo sono chiesto per giorni, prima ancora che la Boldrini lanciasse l’iniziativa con cui annuncia di avere esaurito la pazienza e di volere prendere provvedimenti contro il profluvio di becere offese che le vengono rovesciate addosso.
1. Perché è donna. E preparata. E il deserto culturale di questo tempo che partorisce bulli non sopporta l’idea che una donna decida di non “accompagnare” un’idea ma abbia lo spessore di intestarsela. È sempre lei. Coerente. In un momento (e in un Parlamento) in cui la coerenza è vissuta come un gravissimo pericolo: il coerente non svende le proprie idee e qui, dove l’essere corruttibile è il prerequisito fondamentale per essere ben accetto come classe dirigente, il coerente è un fastidiosissimo ostacolo al pensiero dominante. Ma soprattutto è donna: esiste un muscolo più forte della coerenza? Le offese alla Boldrini puntano tutte sulla sua femminilità e spesso sui suoi organi genitali: il maschilismo più bieco (quello che sfiora il machismo più patetico, per intendersi) si scandalizza anche solo per un suffisso che finisca per -a perché ha bisogno di essere rassicurato dai propri pregiudizi (e dalla sintassi). In pratica siamo di fronte a poppanti che hanno il proprio pene in sostituzione del dito come rifugio delle proprie fragilità. E rispondono con quello.
2.' Perché non è una “politica”. Il professionismo politico (nel senso costituzionale del “professare i propri valori” nella politica) è qualcosa di cui avremo un gran bisogno. Il fatto è che Laura Boldrini ha già dimostrato di essere capace e meritevole senza bisogno di stare seduta sullo scranno alto della Camera dei Deputati: Laura Boldrini ha praticato solidarietà e l’ha fatto guadagnandosi la stima di molti. In un Parlamento zeppo di giovanotti di buone intenzioni passati dal baretto sotto casa al Parlamento lei ha una storia lavorativa, familiare e personale che non ha bisogno di accreditarsi con la politica. La Boldrini, per intendersi, è una che in politica ha solo da perderci.
3.' Perché non ha un partito. E in tempi di servitù esibita e conclamata essere “liberi” significa essere soli. La Boldrini è una ONG a forma di parlamentare: mette d’accordo una grosse koalition che tiene insieme leghisti, grillini, rossobruni e piddini tendenti a destra. La Boldrini si può usare nei tanti discorsi del “non sono razzista ma la Boldrini…” La bava, di fondo, è sempre quella.
4.' Perché non tace. No, non tace. Non perde le staffe, non fa finta di niente e nemmeno si ammorbidisce. Forse è vero che un milione di querele non sarà la soluzione ma decidere di prendersi la briga di affidarsi alla legge per richiamare i vigliacchetti commentatori alle proprie responsabilità è il gesto estremo di una situazione diventata estrema da un bel pezzo. La stragrande maggioranza degli odiatori seriali (mica solo sui social, anche su qualche giornalaccio della destra) è pronta a smutandarsi di fronte a una querela. Sono così: forti con i deboli e deboli con i forti. Codardi per definizione. Di fronte alla lettera di un avvocato si umiliano alla ricerca del perdono senza rendersi conto che l’umiliazione vera sta nel loro odio. Ed è una buona lezione. Una lezione giusta. Sì, giusta.
http://archive.is/xnFwl
Perché /ita/ - famigerato ritrovo di vigliacchetti commentatori e odiatori seriali - non vuole bene alla Boldrini?